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Il giardino di Calì

Io quest’uomo ho avuto la fortuna di conoscerlo. Ero una bambina quando lui venne a vivere nella mia campagna, aveva il potere di incantarti trascinandoti con euforia nei suoi mille progetti, perchè con lui c'era sempre da scoprire da imparare. Negli ultimi anni Bruno Calì si è appassionato al mondo dell’arte povera e ha fatto proprio il linguaggio provocatorio, criptico e dissacratorio di questo innovativo movimento artistico, che in realtà nasconde una volontà di fondo indistruttibile e poetica di riappropriarsi di valori primari come il senso della terra, della natura, dell’energia pura, della storia dell’uomo. E ora l'artista con il frutto di oltre 40 anni di ricerca artistica attraverso opere uniche e sorprendenti, che svelano l’anima delle cose diventa una presenza fissa e discreta, silenziosa, quasi invisibile nella casa di zia Evelina nel borgo di Valle Montanara con queste enormi tele colpite di rosso e nero con le sue sculture, oggetti apparentemente anonimi che sembrano rinascere, mostrando i loro lati più nascosti che quasi acquistano un’anima. Quante volte ha dipinto in questo nostro giardino e quante volte lo spiavo con emozione che poi passava subito quando consideravo l’amicizia e la confidenza che c’erano tra noi. Era fantastico vederlo alle prese con grandi forme di plastica e metallo da cui poteva uscire di tutto a lavoro finito.
 

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